Perché per troppo tempo noi compositori ci siamo nascosti dietro il paravento dell’intellettualismo, accusando gli altri di essere troppo ignoranti per capirci. Abbiamo dimenticato che la musica dovrebbe appagare i sensi, parlare al cuore, e ci siamo rinchiusi in un ghetto, chiamandolo pomposamente ‘musica colta’. Ci siamo trovati – pochi – sostenitori miopi o in malafede, che non avrebbero mai sputato nel piatto in cui mangiavano: era incensandoci che costruivano il loro potere. Tutti insieme abbiamo vissuto in un reame in cui nessuno voleva fare la parte dell’uomo semplice, dello stupido; nessuno voleva riconoscere che il re era nudo.
Un altro pensiero da chi, come me, ha fatto voto d’ignoranza. Nessun’opera d’arte ha un valore incontestabile. Non credo ai successi decretati dalla critica, dal pubblico e nemmeno dallastoria, perché anche la storia vienescritta e riscrittain base alle ideologie e alle mode. L’opera d’arte diviene intoccabile solo grazie alla stratificazione della nostra memoria, quando l’abbiamo vista e rivista, ascoltata e riascoltata. Così quella musica, quel dipinto, quel film sono diventati nostri e non potremmo più cambiarne una virgola, perché abbiamo imparato ad amarli per come sono. Amiamo alcuni autori per i loro difetti, perché sono riusciti anascondere la loro imperfezione, ne amiamo altri perché nella loro imperfezione hanno saputo esprimere un’umanità universale.